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Report Sostenibilità Cover 2022

Liquigas - 11° report di sostenibilità

Nuove frontiere dello scenario energetico

Fatti e numeri chiave

La complessità del settore energia

Quello dell’approvvigionamento energetico è un tema che negli ultimi 50 anni ha ciclicamente fatto capolino tra le agende dei governi del mondo e tra i problemi dei consumatori. Da questo punto di vista il 2022 sembra aprire una fase preoccupante per cittadini e istituzioni occidentali, che si trovano costretti tra scarsità di materie prime, tensioni globali e impegni internazionali per la lotta al cambiamento climatico.

In particolare, i bassi livelli di stoccaggio di gas europei, uniti all’inferiore approvvigionamento di gas russo, all’interruzione delle infrastrutture e alla crescente domanda di gas metano da parte dei paesi asiatici1, hanno portato a un’impennata dei prezzi dell’energia.

La situazione è preoccupante anche per l’Italia: secondo il Ministero dello Sviluppo Economico nel 2020 la dipendenza energetica del Paese dall’estero era pari al 73,4% (in leggera diminuzione rispetto al 77,9% del 2019)2. Il 72% della produzione energetica nazionale (26.985 Ktep) dipendono dalle fonti energetiche rinnovabili, che coprono circa il 20% dei consumi finali lordi di energia.

Nei consumi finali il gas metano la fa da padrone. Il mix di prodotti energetici delle famiglie italiane, infatti, lo vede in testa rispetto alle altre fonti di energia con una quota del 50% (mentre il GPL pesa per il 3,7%)3.

1. Reuters, Explainer: Why Europe faces climbing energy bills, febbraio 2022.

2. Quota di importazioni nette rispetto alla disponibilità energetica lorda secondo i dati contenuti nella Relazione annuale sulla situazione energetica nazionale del Ministero dello Sviluppo Economico (dati luglio 2021).

3. Ministero dello Sviluppo Economico, Relazione annuale sulla situazione energetica nazionale, 2021.

66,4 miliardi di m3

Il gas importato dall’Italia nel corso del 2020

(Ministero della Transizione Ecologica)

99 milioni di m3

Produzione di biometano italiana nel 2020 (+98% rispetto al 2019)

(Ministero dello Sviluppo Economico, Relazione annuale situazione energetica nazionale dati 2020)

99%

Dei camion ad alimentazione alternativa venduti in Europa nel 2020 sono alimentati a metano

(Natural&Biogas Vehicle Association)

Tensioni internazionali e scenari futuri

Tensioni internazionali e scenari futuri

Nel 2020 il 43% del gas importato dall’Italia è arrivato dalla Russia. Negli ultimi 10 anni questa quota è cresciuta in modo sensibile, infatti, prima del 2013 la percentuale era stabilmente oscillante tra il 25% e il 35%, con l’Algeria che ricopriva il ruolo di principale fornitore4. Al contempo la produzione di gas nazionale è andata calando significativamente e registra una flessione del 74% in 20 anni.

Mentre diverse aziende sperimentano nuovi modi produrre biogas, è evidente che servono soluzioni già nell’immediato, come la spedizione del gas su navi cisterna. Come testimonia l’International Energy Agency (IEA), nell’ultimo trimestre del 2021, le importazioni europee di GNL sono aumentate di circa il 40% rispetto all’anno precedente5 ed è probabile che peseranno sempre di più nel mix energetico del vecchio continente.

4. Dati Ministero della Transizione Ecologica, 2022.

5. IEA, Gas Market Report, Q1-2022.

Il gas al di fuori dell'uso domestico

Il settore che contribuisce maggiormente al consumo di gas, in Italia, è rappresentato dalla generazione elettrica e calore (45% dei consumi totali). Seguono il settore domestico (28%), quello industriale (15%) e quello del commercio e servizi (11%)6.

A riprova della centralità del gas metano per il Sistema-Paese Italia, è utile segnalare la crescita del GNL come carburante nei trasporti pesanti, il cui consumo nel corso del 2020 è aumentato di 30 milioni di metri3, arrivando a quota 165 milioni di metri cubi7. Si tratta di una tendenza in atto anche al di fuori dei confini nazionali, visto che il 2020 ha mostrato il più grande aumento delle vendite di autocarri a trazione ibrida mai realizzato. C’è stata, inoltre, un’enorme aggiunta di 6.802 nuovi autocarri a metano e GNL in Europa, con il 99% di tutti i camion venduti con alimentazione a gas naturale8.

6. Ministero dello Sviluppo Economico, Bilancio energetico nazionale, 2021.

7. Ministero dello Sviluppo Economico, Relazione annuale situazione energetica nazionale dati 2020.

8. Natural & biogas Vehicle Association, Green industry: LNG-trucks offer new solutions for heavy loads and long distances, ottobre 2021.

GPL e GNL per non addetti ai lavori

GPL

GPL significa Gas di Petrolio Liquefatto, i suoi componenti principali sono il propano e il butano. È atossico e inodore e in forma liquida occupa un volume 270 volte inferiore rispetto allo stato gassoso. Ciò consente di immagazzinare notevoli riserve in volumi ridotti9. Ha un elevato potere calorifico e brucia rilasciando nell’aria un volume di emissioni e polveri molto inferiori rispetto agli altri combustibili fossili.

9. MECMAR, Essiccatoio mobile a GPL.

GNL

Il GNL (Gas Naturale Liquefatto) è una miscela di idrocarburi costituita prevalentemente da metano (90-99%) e appare come un fluido inodore e incolore. Si ottiene sottoponendo il gas naturale, estratto da giacimenti sotto la superficie terrestre, a un processo di liquefazione10. Il GNL genera emissioni di anidride carbonica inferiori rispetto alla maggior parte dei combustibili fossili e livelli pressoché pari a zero di polveri sottili.

10. Geopop, Che Che cos’è il GNL – Gas Naturale Liquefatto, 2022.

L'esperto racconta

Matteo Di Castelnuovo è Professore Associato di Economia dell’Energia presso SDA Bocconi School of Management. È Direttore del Master in Sustainability and Energy Management (MaSEM) presso l’Università Bocconi, dove insegna Economia dell’Energia. È membro del Board of Directors dell’AIEE - Associazione Italiana Economisti dell’Energia. 

Intervista a Matteo di Castelnuovo

Qual è stato l’andamento del settore del gas nel 2021? Quali sono le principali sfide che ha affrontato e le trasformazioni che ha vissuto? 

Il 2021 è stato l’anno della ripresa economica in tutto il mondo. In Europa, l’Italia si è distinta per l’alto tasso di crescita (Pil a +6,6%) con un rimbalzo non sorprendente se pensiamo al fatto che nel corso del 2020 il nostro il Paese è stato tra quelli ha più sofferto gli effetti economici della crisi pandemica. La crescita dei consumi energetici, dovuta alla ripresa, ha trainato in alto anche il consumo di gas, che ha raggiunto livelli record (76 miliardi), portando a un aumento dei prezzi sul mercato.

L’aumento spropositato dei prezzi che abbiamo visto nel 2021 è stato generato da uno sbilanciamento tra domanda e offerta, causato dalla forte ripresa dell’industria e da fattori di tipo geopolitico.

In particolare, quest’anno la Russia ha immesso sul mercato europeo soltanto le quantità di gas concordate nei contratti, mentre negli anni scorsi si era sempre resa disponibile anche a fare invii aggiuntivi, se richiesti. Questo approccio contenitivo da parte del principale fornitore europeo ha ridotto gli stoccaggi di gas presenti nel Vecchio Continente, in particolare in Germania, causando timori che hanno portato a un innalzamento dei prezzi del gas e quindi di tutta l’energia. Infatti, per come è disegnato il mercato unico dell’elettricità europeo, è il costo variabile di produzione delle centrali scelte al margine (il gas) a determinare il prezzo di tutta l’elettricità immessa in circolo.

Che ruolo ha e avrà il gas nella transizione energetica in Italia e nel mondo? Quali impatti possiamo aspettarci dalla tassonomia europea per lo sviluppo sostenibile?

Possiamo aspettarci che il gas manterrà un ruolo determinante nello scenario energetico globale.

Attualmente questa fonte energetica è impiegata principalmente su tre fronti: l’uso industriale (15%), la generazione elettrica (45%) e l’uso negli edifici domestici e commerciali (39%). Sul fronte industriale ritengo difficile un veloce passaggio a tecnologie alternative nel breve termine, soprattutto se il prezzo del gas dovesse tornare su livelli accettabili. Il problema principale sono i cosiddetti settori hard to abate, ovvero quelli che necessitano di grandi quantità di energia e calore per le proprie produzioni (come la produzione di acciaio) e per i quali l’unica alternativa sembra essere l’uso dell’idrogeno, capace di garantire la continuità di fornitura tipica delle fonti fossili.

Anche nel settore della generazione elettrica il gas rimarrà una risorsa fondamentale per sostenere la produzione da rinnovabili. Il gas, infatti, offre una grande flessibilità grazie a tecnologie che permettono di usarlo con un’alta efficienza anche a carico parziale. Tuttavia, nell’assetto attuale esiste un problema di mercato, infatti oggi sono le centrali a gas a fissare il prezzo dell’energia, nonostante le rinnovabili, che hanno costi variabili vicini allo zero, coprano una parte crescente e, talvolta, maggioritaria della domanda di elettricità. È un meccanismo che dovrà essere rivisto in futuro.

Una novità in questo panorama è costituita dalla Tassonomia Europea per la finanza sostenibile. Questa sarà indubbiamente una preziosa guida per gli investimenti, ma non mi aspetto che verrà seguita alla lettera, poiché gli investitori potrebbero non essere interessati alle tecnologie di transizione, come gas e nucleare, e puntare invece fin da subito sulle fonti rinnovabili.

Il biogas potrebbe avere un ruolo importante come fonte rinnovabile, sia in sostituzione del gas che in un’ottica di circolarità, in quanto può essere generato grazie agli scarti della produzione agricola e zootecnica. Credo sia un settore in cui potrebbero esserci interessanti opportunità per gli operatori che decidessero di muoversi per primi, facendo gli investimenti infrastrutturali necessari, che purtroppo spesso – data la loro dimensione – trovano anche l’ostacolo della popolazione locale.

Posti i recenti avvenimenti internazionali che ci portano a una totale imprevedibilità, a suo avviso, quali saranno i trend del futuro per il settore del gas? Quali strategie e/o azioni suggerirebbe agli operatori sul mercato perché?

Il futuro è già di per sé difficile da prevedere. Quando accadono una guerra o una pandemia è veramente difficile immaginarci cosa succederà nei prossimi anni. La guerra in Ucraina, per esempio, ha cambiato radicalmente il nostro atteggiamento verso la Russia e ora una delle priorità degli europei è quella di emanciparsi dalle forniture di quel paese. Inoltre, nel tempo è cambiata anche la consapevolezza di quali sono gli impatti ambientali delle fonti energetiche; per fare un esempio, c’è stato un momento storico in cui si parlava del gas come fonte energetica del futuro, mentre ora è il momento delle rinnovabili.

Dato che una delle priorità oggi è la riduzione dei consumi, soprattutto nel residenziale, grazie all’introduzione di nuove tecnologie (cappotti termici e pompe di calore in primis), se fossi un operatore del settore ora punterei ai settori hard to abate, come cemento, carta e ceramica, nei quali credo che il gas continuerà a mantenere un suo spazio anche negli anni a venire.

In generale, il futuro del gas è strettamente correlato agli investimenti infrastrutturali dei prossimi anni: se in questa fase di incertezza verranno costruiti nuovi pozzi estrattivi, nuovi rigassificatori e nuovi centri di stoccaggio, mi aspetto che resterà una risorsa fondamentale per garantire la continuità e la stabilità del sistema energetico.

Molto dipenderà anche da come evolverà il rapporto tra gas naturale ed idrogeno (es. puntare su idrogeno blu) e da quanti investimenti verranno fatti in fonte rinnovabili, che ridurranno progressivamente il mercato delle centrali elettriche a gas.